PER ASPERA AD ASTRA Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza. Realizzato a Teramo da ACS Abruzzo Circuito Spettacolo con sostegno della Fondazione Tercas

 

Il Presidente della Fondazione Tercas, Tiziana Di Sante, ha illustrato, stamane, nel corso di una conferenza Stampa che si è tenuta nella sede di Palazzo Melatino, l’iniziativa “Per Aspera ad Astra. Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza”  promossa da ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa) e condivisa da Fondazione Tercas insieme ad altre 10 Fondazioni di origine bancaria italiane, in sinergia con il Ministero della Cultura e con il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria.

Il progetto in corso in 14 carceri italiane, giunto alla quarta edizione, pone al centro l’arte teatrale, nelle sue molteplici declinazioni e coinvolge circa 250 detenuti, che partecipano a percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma anche tecnici del suono, macchinisti, scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle luci.

Nella città di Teramo ha aderito al progetto generale Per Aspera ad Astra, per l’edizione 2021-2022, la ACS Abruzzo Circuito Spettacolo – Impresa sociale che lo sta realizzando in sinergia con la Casa Circondariale di Castrogno, con il patrocinio del Comune di Teramo e con il sostegno finanziario della Fondazione Tercas.

 “Le Fondazioni sono chiamate in primo luogo ad ascoltare le molteplici voci che si levano dai territori nei quali operano” ha affermato il Presidente Tiziana Di Sante  – . “Ognuna di esse racconta un vissuto diversoognuna di esse merita attenzione , rispetto, accoglienza. Ecco perché non potevamo ignorare una realtà come quella del carcere di Castrogno”.“Non potevamo ignorare una pluralità di percorsi di vita, di attese, di speranze”.

“L’auspicioha concluso il Presidente Di Sante  – è che grazie a questa esperienza formativa tutti, formatori e detenuti, scoprano nuove vie, risposte diverse ad antichi quesiti, la bellezza dove non l’hanno mai vista”.

foto xz aspera astraIl Corso di formazione attivato a Teramo, denominato “I MESTIERI DEL TEATRO”, si avvale della direzione del regista e drammaturgo Domenico Polidoro e vede coinvolti docenti abruzzesi di alto valore artistico e professionale: Gianni Chiarini, Davide Grotta e Federico Maria Fiamma, laboratorio audio-video; Renato Ciminà, laboratorio di costumi e sartoria; Filippo Iezzi e Angelo Boccadifuoco laboratorio di scenotecnica.

All’incontro erano presenti Stefano Scipioni Presidente di ACS Abruzzo, Domenico Polidoro Direttore di ACS Abruzzo, nonché regista e drammaturgo ed Elisabetta Santolamazza Responsabile dell’Area Educativa del carcere di Castrogno.

Il corsoha affermato nel suo intervento Stefano Scipioni – è iniziato il 12 ottobre 2021 e terminerà a luglio 2022 per un monte ore complessivo di 270 nell’area adibita a Teatro dell’Istituto Penitenziario, sono interessati n. 30 detenuti nel circuito di alta sicurezza con n. 3 riserve (persone in attesa di scarcerazione o trasferimento) che, al termine del corso, riceveranno un attestato di qualifica e una indennità di frequenza pari a 162.00 euro lorde a testa. La platea degli studenti che partecipano al progetto sui mestieri del teatro abbraccia età e culture profondamente differenti, il più giovane ha 24 anni mentre il più anziano 72 anni, il corpo massivo dei partecipanti si aggira intorno ai 40 anni di età.

 Con questo Corsoha affermato Domenico Polidoroabbiamo inteso realizzare una programmazione artistica e culturale tesa a valorizzare la rinascita della collettività servendosi dei linguaggi dello spettacolo dal vivo al fine di rinsaldare l’unità e la coesione degli attori sociali, favorendo al contempo il benessere mentale attraverso attività che ricostruiscano canali di comunicazione e confronto incentrati su quel fare insieme che si indentifica come fondamento essenziale per la ricostruzione dell’identità civile e sociale del cittadino.

Per il Carcere di Teramo ha partecipato Elisabetta Santolamazza, responsabile dell’Area Educativa dell’Istituto che ha portato il saluto del Direttore Stefano Liberatore.

Nel Suo intervento ha sottolineato l’impegno di tutta la Casa Circondariale per la migliore riuscita del Corso Formativo e Professionalizzante ed in particolare quello del Dirigente di Polizia Penitenziaria, Livio Recchiuti ed ha fatto quindi riferimento all’esperienza del drammaturgo e regista Armando Punzo che già nel lontano 1998 propose nel Carcere di Volterra con la Compagnia della Fortezza avviò la prima esperienza teatrale in una Casa di reclusione che ispirò poi nel tempo analoghe esperienze in tutta Italia.

foto 1 conf stampa aspera astra Per Aspera ad Astra ha originato una rete nazionale di compagnie teatrali che operano nelle carceri e che aderiscono al medesimo approccio condividendo la metodologia di intervento. L’esperienza comune attesta che è possibile lavorare negli Istituti Penitenziari ponendo come nodo focale di interesse l’arte e la cultura affinchè l’individuo possa esprimersi pienamente e, attraverso l’esercizio dei mestieri del teatro, incoraggiare un percorso individualizzato e mirato di reinserimento lavorativo dei detenuti in un processo di “rigenerazione” e affrancamento.

ASPETTANDO GODOT

A Teramo, in coerenza con la metodologia di “Per Aspera ad Astra“, che sistematicamente rigetta qualsivoglia dimensione hobbistica, il direttore artistico del laboratorio Domenico Polidoro sta conducendo lo studio esplorativo per la messinscena di “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, premio Nobel per la letteratura. Una pièce fondamentale per la drammaturgia contemporanea – ha affermato il regista Domenico Polidorodi cui ricorre nel prossimo anno il settantesimo anniversario della pubblicazione, e il sessantesimo della messinscena che l’ergastolano Rick Cluchey realizzò nelle carceri di San Quentin, divenendo uno dei più apprezzati interpreti del teatro di Beckett.

La novità e la forza del progetto si potrebbe riassumere nel fatto che il teatro è il cuore dell’iniziativa, la parte fondante, con la sua complessità e straordinaria forza culturale e umana il teatro indica il valore dell’utopia. Ribadendo che anche i detenuti hanno diritto all’arte e alla sua straordinaria forza liberatoria, si favorisce il riscatto personale e di riflesso si avviano percorsi per il pieno reinserimento nel mondo esterno.